Candida, fattori di rischio e diagnosi

Chi non ha mai sofferto almeno una volta nella vita di Candida o meglio Candidosi?

In questo articolo vi parlerò di cos’è la Candida ed in particolar modo di quella vulvovaginale, quali sono i fattori di rischio per la Candidosi e come si diagnostica.

A seguire pubblicherò altri due articoli: uno sulla dieta in presenza di Candidosi e l’altro sulle cosiddette terapia complementari non farmacologiche.

Cos’è la Candida?

La Candida è un fungo comunemente presente nel microbiota di tutto il tratto gastro-intestinale di un soggetto sano.

Normalmente è presente in piccoli numeri tenuta a bada dai nostri batteri e dal nostro sistema immunitario. Quando l’equilibrio della nostra flora intestinale (o microbiota) viene alterato o il sistema immunitario è indebolito, la Candida inizia a sovracrescere diventando patogena, si parla quindi di Candidosi.

La Candidosi può colpire diverse aree del nostro corpo: genitali (vulvovaginiti), ano, bocca (detta mughetto), unghie (onicomicosi), perfino l’utero.

Le Candidosi vulvovaginali sono le infezioni genitali più frequenti dopo quelle batteriche. Circa il 75% delle donne ha avuto almeno un episodio di Candidosi vulvovaginale nella vita e il 40-50% almeno due episodi [1].

I ceppi di Candida sono diversi, ma la stragrande maggioranza delle Candidosi è dovuta alla Candida albicans. Invece, in caso di Candidosi vulvovaginali resistenti ai farmaci di routine, si tratta spesso di specie di Candida diverse dalla albicans.

Quali fattori di rischio espongono alla Candidosi vulvovaginale?

Estrogeni

Le Candidosi si presentano soprattutto in età fertile quando gli estrogeni sono più alti. Sono assenti in età pre-puberale e in età post-menopausale quando gli estrogeni sono più bassi.

In gravidanza, sono frequenti nel terzo trimestre quando i valori di progesterone ed estrogeno sono elevati.

Anche l’uso di contraccettivi orali come la pillola anticoncezionale predispone al rischio di Candidosi.

Sembra infatti che gli estrogeni siano in grado di aumentare la capacità di aderenza della Candida alla mucosa vaginale e di aumentare la lunghezza delle ife (filamenti) con cui la Candida diventa più virulenta [2].

L’uso di dispositivi intrauterini, come la spirale, può anch’esso favorire le Candidosi dando una superficie su cui poter aderire e creare biofilm (aggregazione di più cellule) resistenti ai farmaci [2].

Antibiotici

È stato riscontrato un aumento di Candidosi vulvovaginali successivamente a una terapia antibiotica. Tale dato non è però una certezza assoluta perché dipende dalla “salute” della flora vaginale. Non tutte le donne che hanno assunto antibiotici avranno una Candidosi e non tutte le donne che hanno una Candidosi hanno assunto antibiotici [2].

Secrezioni digestive carenti

Le secrezioni digestive come l’acido cloridrico, la bile e gli enzimi pancreatici sono necessarie non solo per una corretta digestione ma anche per evitare la sovracrescita della Candida e il suo attecchimento alla superficie del tratto gastro-intestinale. L’assunzione di farmaci antiacidi e antiulcera portano a un grande rischio di infezioni nel tratto gastro-intestinale e alla sovracrescita di Candida nello stomaco.
Nel debellare Candidosi croniche è fondamentale ripristinare il corretto equilibrio delle secrezioni digestive [1].

Diabete

Alcuni studi hanno mostrato che gli episodi ricorrenti di Candidosi sono più frequenti nelle donne diabetiche rispetto alle donne non diabetiche con una maggior presenza di ceppi di Candida non albicans. 

Il diabete favorisce il legame della Candida all’epitelio vaginale e l’eccesso di zuccheri le dà nutrimento [2].

Farmaci e patologie

Tutte le patologie che vanno a indebolire il sistema immunitario in maniera diretta o per via dei farmaci assunti, possono predisporre alla Candidosi. Tali patologie sono il cancro, la leucemia, l’ AIDS, le disfunzioni tiroidee e tutte quelle patologie per cui è necessario assumere farmaci cortisonici/immunosoppressori e antibiotici [1].

Obesità

L’obesità incide sulla biodiversità del microbiota infatti, nei soggetti obesi, è stato riscontrata una maggior presenza di Candida, Penicillium e Nakaseomyces. Tale correlazione dipende dal tipo di dieta seguita dai soggetti che porta non solo all’obesità ma influenza anche il microbiota [3].

Altri fattori

Anche lo stress cronico e una ridotta capacità antiossidante possono predisporre a Candidosi ricorrenti  [2].

Non sembra esserci correlazione invece con spermicidi, profilattici e abiti stretti e sintetici [2]. La mancata correlazione con gli abiti mi ha stupita perché viene riportata ovunque ma la review di Cauchiea et al. di due anni fa la smentisce.

Come si diagnostica una Candidosi vulvovaginale?

Per la diagnosi non basta avere i tipici segnali clinici come prurito, bruciore, edema e perdite vaginali biancastre “a ricotta”. Ai segnali clinici deve far seguito una rilevazione della Candida in vagina tramite analisi al microscopio di piccole quantità di secreto vaginale o tramite tampone vaginale [2].

È bene rivolgersi quindi al medico o al ginecologo che potrà consigliare la terapia farmacologica più appropriata.

L’uso a casaccio di antimicotici può portare a forme di resistenza della Candida difficili poi da debellare.

La Candidosi, in qualsiasi area del corpo si presenti, va curata. Trascurare una Candidosi potrebbe portare a reazioni sistemiche molto più importanti.

Dieta anti-Candida?

Esiste una dieta anti-Candida? Vi dico già che non esistono delle linee guida ufficiali per la gestione di una Candidosi ma ci sono studi che danno indicazioni su alcuni piccoli accorgimenti che si possono adottare in associazione alla terapia farmacologica. Ve ne parlerò nel prossimo articolo!  😉

Fonti

[1] Martins, N., Ferreira, I.C.F.R., Barros, L. et al. Mycopathologia (2014) 177: 223. https://doi.org/10.1007/s11046-014-9749-1

[2] Cauchiea, M., Desmeta, S., Lagrou, K., Research in Microbiology (2017) Volume 168, Issues 9–10, November–December 2017, Pages 802-810. https://doi.org/10.1016/j.resmic.2017.02.005

[3] Li, J., Chen, D., Yu, B. et al. Microb Ecol (2018) 75: 821. https://doi.org/10.1007/s00248-017-1105-9

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